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dimanche 10 septembre 2017

Malaria en Italie. Pièces à conviction détruites et excuses du procureur



Malaria en Italie. Pièces à conviction détruites et excuses du procureur
 
Le cas de la petite Sofia morte de malaria dans un hôpital dans lequel était hospitalisée une famille revenant du Burkina Faso contaminée par cette maladie continue à faire couler beaucoup d'encre.
Le procureur de Trento s'est excusé d'avoir mis sous séquestre le corps de la fillette sans en avoir averti la famille et l'on a découvert que les échantillons biologiques qui auraient pu révéler si la fillette a été contaminée à l'hôpital ont été détruits.
L'enquête continue et est suivie avec intérêt, car entretemps ont été signalés d'autres cas de maladies importées par les immigrés, comme la malaria, la chikunguya et la méningite du type du Nil supérieur.
https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20170909/281943133039264
Traduction (Claude Haenggli): Les parents de la victime ont exprimé leur rage concernant la façon dont ils ont été traités par les autorités : "Etre malade en Italie n'est pas considéré comme une malchance, mais comme un délit."
Claude Haenggli, 10.9.2017

lesobservateurs.ch

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La rabbia del papà di Sofia, il pm si scusa Virus ad Anzio: stop ai donatori di sangue

Trento, i genitori: ci fanno sentire in colpa. Buttati via i vetrini del primo ricovero a Portogruaro

«Impotenti. Così ci si sente nell’affrontare una malattia infida e aggressiva come la malaria, nonostante cordialità e impegno dei medici». Lo sfogo su Facebook è di Marco Zago, il papà di Sofia, la bimba di quattro anni morta agli Spedali civili di Brescia dopo i ricoveri a Portogruaro, per un attacco di diabete, e poi a Trento, dove si è aggravata. Parole tra dolore e rabbia: «Impotenti, così ci si sente nell’apprendere dai giornali che il corpo di tua figlia è sotto sequestro e che verrà sottoposto ad autopsia senza essere stati minimamente informati. Ammalarsi in Italia non è una sfortuna, ma una colpa».
Frasi dure dovute a un fraintendimento per cui il procuratore di Trento Marco Gallina si è scusato: il magistrato aveva «dato per scontato» che la coppia (che ha incontrato gli Insieme Marco Zago e Francesca Ferro con la figlia Sofia e il fratellino ispettori inviati dal ministro della salute Beatrice Lorenzin) fosse stata informata dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari del nullaosta per il rilascio della salma dopo l’autopsia in vista dei funerali che resteranno riservati. I dirigenti sanitari erano invece sicuri del contrario. Conclusione: nessuno ha avvertito la famiglia. Caso chiuso dal nonno di Sofia, Rodolfo, che ha definito «opportune» le parole del procuratore.
Intanto ad Anzio, sul litorale romano, si sono registrati tre casi di «chikungunya», malattia virale caratterizzata da febbre acuta e trasmessa dalla puntura di zanzare infette, le comuni «tigre». Il virus non è mortale, casi curati senza problemi si registrano ogni anno. Le persone colpite starebbero bene ma, a titolo precauzionale, l’Istituto Superiore di Sanità ha bloccato le donazioni di sangue per 28 giorni per chi ha soggiornato nel comune, mentre sono state avviate la procedure di «disinfestazione per ridurre ulteriormente il rischio di contagio».
Si fa sempre più in salita invece l’indagine per accertare dove Sofia si sia ammalata di malaria. I Nas hanno scoperto che il protocollo all’ospedale di Portogruaro prevede che i «vetrini» (campioni biologici) vengano buttati dopo sette giorni dall’analisi. Insomma: non ci sono più. E sarà impossibile chiarire se la bimba, ri- coverata il 13 agosto per un esordio di diabete mentre era in vacanza a Bibione con i genitori, avesse già la malaria. Non solo. Viene scartata un’eventuale presenza della Anopheles (la zanzara che veicola la malattia) sul litorale veneto che per il procuratore Gallina resta un luogo — «viste temperatura e container nei vicini porti» — in cui la presenza dell’insetto «è più compatibile della Val Rendena», posto in cui vivono le due bimbe del Burkina Faso guarite a Trento dove per cinque giorni sono state ricoverate a Pediatria assieme a Sofia. Parla chiaro la relazione consegnata
Nel Lazio Registrati tre casi di Chikungunya, patologia trasmessa con la zanzara tigre
ai Nas dal Dipartimento di prevenzione dell’Usl che sistema periodicamente delle trappole («attrattori» chimici per insetti) in tutto il Veneto Orientale: nel corso del 2017 non sono mai state catturate delle anopheles attorno a Bibione dove la famiglia Zago aveva soggiornato in un camping da circa 5.000 posti.
Resta l’attesa per i dati sull’analisi dei ceppi del Plasmodio falciparum, il parassita che ha aggredito Sofia e le due bimbe, per cui serviranno almeno due settimane. Nel frattempo proseguono interrogatori di medici e infermieri e la verifica delle cartelle cliniche. Il reato ipotizzato è quello di omicidio colposo a carico di ignoti. Nonno Rodolfo, davanti il cancello di casa, scuote la testa: «Un errore dei medici? Non lo abbiamo mai preso in considerazione».

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